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Una collezione nata dopo un tempo passato con gli esperti del British museum, dove lo show prende vita. E quelli della Tate, del V&A e della National Gallery. Qui, il team dello studio del brand ha assistito alla rinascita di un abito ricamato del XVIII secolo, a un dipinto a olio del XV secolo particolarmente danneggiato, riportato in vita sulla base di un'incisione olandese del XVII secolo. E se il restauro non si limita a riparare, anche la collezione di Erdem diventa un atto immersivo che chiede di vedere e sentire attraverso gli occhi degli altri. Occhi che ora osservano una collezione preziosa, ricamata, di drappeggi e code allungate, di strascichi e gonne a ruota, di abbellimenti couture, organze e tulle. E ricami dal XVIII secolo.
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Gli ospiti si radunano fuori al The old Bailey, la corte penale di Londra. Sotto processo oggi ci sono fiocchetti, coroncine, perle, maniche a sbuffo e abiti larger-than-life in tulle. Quelli della community della stilista Simone Rocha, che attende lo show. Sulla passerella, per la prima volta, la donna dialoga con la sua controparte maschile. Da Simone Rocha, è arrivato il momento del debutto nel menswear. Lo stilista di origina georgiana, manda sul runway volitive sirene dalla sensualità dominatrix. Mini dress con stivali cuissard in total black o blu cobalto si alternano a sinuosi abiti di paillettes con strascichi rigonfi di piume d’oca. Spacchi vertiginosi svelano il corpo avvolto in trasparenze nude attraversate da tentacoli di strass. Tute in neoprene e fosforescenze catarifrangenti donano una dimensione sexy a tessuti tradizionalmente sportivi. Citazioni marine scandiscono il ritmo della sfilata con monili in foggia di conchiglie e stelle di mare. La stilista di origine sud-coreana propone il suo cavallo di battaglia. Un guardaroba adatto per uso quotidiano, ma elegante e sofisticato. In passerella, sfila un tailoring femminile declinato in gonne mini, spacchi e pants drappeggiati. Ma anche fluidi abiti serici decorati con applicazioni metalliche, top e vestiti crochet, capi in denim bicolor e swimwear in nylon riciclato. La novità di stagione riguarda gli accessori, con il debutto di una nuova linea di knot bags. Non ti scordar di me. Un fiore di campo dai petali ora rosa polveroso, ora di un lilla che tende al blu. «Un simbolo di vero ed eterno amore, devozione e ricordo». Con quest’immagine, Marco Capaldo porta avanti 16 Arlington Il titolo dello show, Forget me not, è come una dedica. La palette prende dalla corolla del wildflower. I cappotti satin si allungano fino al pavimento, le giacche sartoriali hanno spalle affilate, potenti. Le paillettes simulano livree di serpenti, «sensuali e mutevoli». Come la top Paloma Elsesser. Colpi di luce di cristalli come borchie puntellano la pelle nera di mini dress. Una destinazione, Las Vegas arcade a Soho. Tra flipper, hockey da tavolo, slot machine. Jonathan Anderson ha portato il womenswear della sua JW Anderson in una sala giochi a pochi passi dal suo store nella capitale inglese. Screensaver di delfini arrivano sui capi, ci sono quelle spiagge incontaminate di palme e tramonti infuocati che per anni si sono impresse sui desktop in standby. Come riflettendo in formato pixel ciò che è fisico e tangibile, o che almeno si suppone lo sia. Immagini se non vere, almeno verosimili: «Letteralmente stock image, acquistabili per un dollaro o un pound», ha detto lo stilista, che ha introdotto l'idea di riflesso e quindi di qualcosa che si specchia, non solo metaforicamente, ma anche in un abito come costruzione a specchio, per l’appunto. «Stiamo cadendo negli schermi? Stiamo diventando il nostro telefono?», si chiede Anderson, rinvigorendo un discorso che non è nuovo affrontare. Lettere di tastiere diventano applicazioni macro disseminate sugli abiti, sono invece tante, piccole e messe una in fila all’altra come pavé sui top. Chiude un abito come maxi maglietta. Recita: «Her majesty the queen. 1926-2022. Thank you». Squisite gonne come nuvole di tulle. Creazioni eteree e deliziose, ingombranti e civettuole. E party dress spumosi. E densi strati di impalpabili rouche principesche. Volumi coraggiosi si stagliano anche oggi sulla passerella co-ed. Si tingono di fluo, diventano potenti. Sono da festa ma possono andare dappertutto. Nel color-blocking, quel tulle arriva in un dress aereo ma così presente nel suo arancione da giubbotto catarifrangente. E sulle increspature delle maxi skirt, che possono essere violette, indossate sotto cardigan di un verde lisergico, al neon. Oppure portate con top sanguigni dove sono talmente tanti i layer di rete da quasi eliminarne la trasparenza. Per giochi materici, di colore, di forme, di combinazioni inaspettate Per la primavera, Kamali migliora l'atmosfera con i "colori della dopamina". C'è una selezione strabiliante di neon e, ovviamente, rosa, ma fatto, ha sottolineato il designer, "in cinque diverse realizzazioni in modo che le trame ti diano sfumature di rosa". Puoi sempre contare su Kamali per un metallizzato (qui sono presenti lamé argento e perla) e alcuni elementi per il nuoto/sport. La richiesta di questa stagione, a, è un abito da ballo in salamoia, che si adatta perfettamente ad altri pezzi come leggings e joggers a sbuffo. Per il nuoto, Kamali ha riportato il taglio alto alla Olivia Newton John e Jane Fonda, cosa che aveva fatto ai tempi. Questa volta sono reversibili. Per c'è un pitoneso, e lei hato una maglia a trecce e l'ha gonfiata in una stampa su un materiale leggero e di facile manutenzione per un "maglione che indossare tutto l'anno". Ha anche realizzato una stampa basata su un modello d'archivio di pelle borchiata, "che tre persone potrebbero permettersi" nella sua forma originale, ha scherzato la designer Mentre il gruppo ha assorbito la strana coincidenza per cui ora ci era cantato da un rappresentante del gruppo Queen, i modelli di Reed hanno dimostrato che davvero possibile scivolare avanti nelle creazioni che includono gonne zoppicanti e copricapo a ruota di carro larghi 10 piedi. Si mostra nella scala della sua ambizione di creare abiti che aspirano all'alta moda, o almeno al suo aspetto. L'adattamento degli abiti al corpo da ispezionare in movimento ea tutto tondo presentava un ostacolo tecnico, non proprio un salto di qualità, se si voleva essere parigino. Ma poi di nuovo, la cheerleading americana di Reed è stata una grande risorsa da avere in giro per Londra in un momento di crisi. Rullano i tamburi, entra nella stanza donne vestite di dettagli di uniforme, addolciti dalla visione romantica di Aksu. Tra rasi di seta e taffetà su abiti eterei e suit affilati, le fascinazioni arrivano ora dall'enigmatico scrittore e illustratore americano Henry Darger, e dai disegni a inchiostro e acquarello dell'artista canadese, ma Marcel Dzama, residente a New York. Giacche militari anni 30, trench e camicie sono i capi con cui Aksu fa dialogare l'infanzia con uno stile più duro e maschile. Anche ciascuno tra i motivi di pipistrelli, i pois, i copricapi di corna e quelli da divisa richiama le opere di Darger e Dzama, simboleggiando un diverso aspetto della maturità femminile. «Dalle gioie senza nome dell'infanzia ai traumi dell'adolescenza, fino alle influenze maschili dell'età adulta». L'utilizzo del navy cita Dzama, mentre le storie di infanzia perduta di Darger sono nelle sfumature burro crema, in quelle rosa tenue. |
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June 2024
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