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Attraverso lo studio della libertà di movimento della donna, la direttrice creativa immagina un collage di glamour, modernità e leggerezza. Sfilano in passerella elementi che appartengono ai codici della maison e che fanno eco al lavoro di Mademoiselle, rivisitati in versione moderna e sensuale. Perle e paillettes sono accompagnate da fiocchi e piume che si posano su chiffon di seta, pois, tweed e pied de poule.
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Perché Nicolas Ghesquière rilegge la donna di Louis Vuitton con in mente una sola parola. Grandeur, con la G maiuscola. A partire dall'allestimento no-budget al Cour carrée del Louvre, con un'installazione che è come un'astronave in un Luna park tra luci intermittenti, lampadari in movimento, tende che si aprono in un una sorta di fiore stilizzato con pistilli robotici. Tutto illuminato come se non ci fosse un domani energetico (ma dalla maison rassicurano, solo led a risparmio elettrico). Pensare in grande anche per una collezione che è come un gioco visivo. Zoomando sugli elementi funzionali del guardaroba femminile le cerniere, in particolare, diventano fuori misura, i bottoni automatici giganti, le fibbie diventano cinture, i moschettoni enormi, un pezzo di pelle diventa un outfit Miuccia Prada porta infatti un’indagine sulla moda come mezzo per tradurre in forma tangibile una reazione all’attualità, collocando al tempo stesso le persone in questa realtà. In definitiva, il guardaroba di Miu miu veste i corpi ed esprime sentimenti legati all’individuo e alla cultura. Le tasche, espressione di praticità, dominano i capi e sfidano il confine tra abbellimento e funzione. La complessità si esprime sovrapponendo cotone, seta e cashmere in toni delicati, o nylon tricot in tinte accese. In questo caso, la decorazione è una forma di non ostentazione, ottenuta solo dal layering senza bisogno di applicazioni. Cappotti, giacche, camicie e maglioni, cioè i classici del guardaroba, tornano poi in pedana, ma sono lavorati in pelle o in denim lavato per stravolgere il reale. A Cinderella story. Arrivano le modelle. Svettano capigliature all’insù, mentre venti grandiosi cappotti da opera in taffetà occupano la pedana. E benvenuta fata madrina con il corteo di bacchette. Ma cosa si nasconde sotto gli immensi mantelli delle pretendenti? Pois in colori preppy e infantili, riversati a cascata su una sartoria allungata o croppata. Pois di tutte le dimensioni. Piccoli nelle fodere e nei cravattini. Maxi come intarsi dei capospalla. Si vede quindi comparire la matrigna e le sorellastre tutte, a passo di marcia. Portano gonfi abiti drappeggiati e asimmetrici, cosparsi di pallini. Bella Hadid è il gatto Lucifero e cammina impettita in una catsuit. E sul finale, l’attrice Michaela Jaé Rodriguez, la Cinderella già ribattezzata Cindy, conquista i riflettori come la bella del ballo nel suo coat bianco tutto decorazioni lucenti come l’oro. Finisce dentro la scarpetta e ne esce in un suit Thom Browne. E infine entra in una gigantesca costruzione in tulle come la Cadillac rosa di Elvis Presley. E se ne va Giochi specchiati di acqua che ondeggiano proiettati sulle pareti, frammenti di immagini che si spezzano cullati dalle musiche orientali che trasportano sulle rive del Mediterraneo o nella Medina di Marrakech. In passerella, una collezione piena di sete e di geometrie esatte, di un’eleganza sofisticata e di puro heritage parisien. Tailleur sartoriali anche per lui, tagliati in un suggestivo blu ottanio o sobriamente neri. I trench classici sono ringiovaniti dalla pelle di rettile arancione e dai pois. Le gonne a trapezio si accorciano, top e dress si ammantano di sottili decor luccicanti, ramages dal glitter mai troppo invadente e tricot a rete si stagliano esili sul corpo. Bruno Sialelli spicca il volo con creazioni in plissé di una leggerezza assoluta, ai quali le velature in tremuli colori pastello danno un movimento che appare quasi lunare Una pioggia intensa bagna gli invitati che arrivavo al défilé di Givenchy al Jardin des plantes. Un esercito di steward in total black soccorre chi arriva con eleganti ombrelli trasparenti e logati. Il sitting è davvero mouillé, ma provvidenzialmente arrivano in soccorso dal backstage a stendere accappatoi sui cubi di truciolato della scenografia. In uno sprazzo di sereno lo show ha inizio. I look sono un mix di street e army con lavorazioni e materiali couture. Il verde militare e il denim compongono top che sono dei bra intrecciati a guêpière minimal. Con borse in tinta o guanti zippati dai sapore latex fetish. Le scarpe sono décolleté ma con lacci serratissimi. Non mancano poi pezzi da grande soirée in rosso, verde o black. Verso la fine dello show la pioggia riprende ma più clemente Sui moodboard opere di Lucio Fontana, dettagli di lavorazioni ma anche particolari di ritratti di Leonardo da Vinci. La sua collezione per la s-s 2023 di Valentino è in effetti la ricerca di una complessa semplicità. Complessa perché tesa a valorizzare la diversity e pesino le imperfezioni intrinseche del fatto di essere umani. La prima uscita è già statement, un abito logomania con cappa e volto truccato con il nuovo print dalle V giustapposte. L’invito è già un work of art da collezione, una scatola nera aprendo la quale si trova un cubo nero da aprire con un QR code sul fondo. E il titolo della collezione, Unboxing Valentino, si riferisce proprio alla ricerca dell’essenza che trasporti l’heritage nel futuro. Ecco allora che il bustier, parte fondante della couture, si trasforma in un body con tutte le nuance della pelle umana. Sul quale si evolvono dresses ricamati in pizzo see-through facili da indossare come magliette. O shirt dress con rouches rosso Valentino abbinate a stockings e décolleté matching. La ricerca materica, come nelle opere di Gnoli o Burri, pervade le superfici e ricopre, per esempio, di incrostazioni di paillettes e applicazioni su base green abitìni, scarpe e mini bag. Ho deciso di non spiegare più le mie collezioni e di verbalizzare i miei design, ma di esprimere uno stato d'animo. La moda è un'arte visiva e tutto ciò di cui abbiamo bisogno è che sia vista attraverso gli occhi di qualcuno. Nel migliore dei casi, la moda non dovrebbe avere bisogno di una storia per essere venduta a qualcuno. O ti piace piace o non ti piace. Il set di questo show è una metafora di scavare per la verità e dell'essere con i piedi per terra. Facciamo in modo di permettere a tutti di essere chiunque e di fare l'amore non la guerra». Ciò che è evidente è che Comme des garçons non può mai essere messo in relazione con nient'altro, difficilmente innesca associazioni immediate e ancor più faticosamente porta a individuare una nitida narrazione. Certo, ci sono alcune certezze. Come i volumi, sempre giganteschi come forme che nulla hanno a che vedere con la modellistica dei pezzi del guardaroba come siamo abituati a conoscerli. Questi sembrano accogliere ora il corpo come fossero il suo bozzolo. Lo avvolgono, si elevano a suo scudo, lo proteggono. Mettono in discussione il suo rapporto con lo spazio tra imbottiture pouf e drappeggi, pesanti strati di stoffa. Pressoché ogni splendida stravaganza di tessuti e ricami parla oggi di fiori. Altri pezzi total white combinano plumage e grandi balze Quando il défilé inizia si parte in bianco, con abiti lavorati a ricami sfilati dal sapore di corredo. Sul bianco poi compaiono sprazzi degradé. Il colore si accende prima in tinta unita sui celebri abiti da red carpet e poi si dipana in incrostazioni di ricami e pailletes. Il savoir faire si declina in esperimenti quasi new classic, come i suit bianchi con piercing dorati. Anche il soundtrack gioca su mix di rumori della natura con sound da night clubber internazionale. Il gusto per la femminilità e la bellezza è senza compromessi |
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June 2024
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