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Alexis Mabille accoglie gli ospiti nel celebre cabaret degli Champs Élysées, Le Lido, di cui ha di recente ridisegnato gli arredi interni. Champagne sui tavoli, luci, musica. È una collezione per far festa, per sentirsi una dancing queen. I fourreau neri e dorati con paillettes, le robe-bustier di lurex che scintillano a ogni passo, i caftani tagliati in tessuti di lamé dagli effetti metallici sono un invito a far festa. I cappucci danno un’aria misteriosa e le cappe ricordano le ali di un uccello mitologico. La stampa animalier trova il suo posto su abiti bustier che modellano il corpo. Chiude questa carrellata di glamour hollywoodiano una sposa con un catsuit di lurex bianco perfetto per un matrimonio a Las Vegas. A fine sfilata, poi, si apre una botola ed emerge Dita von Teese immersa in una coppa di cristallo riempita di schiuma. Vestita, lei, solo di qualche stellina e paillettes.
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Giambattista Valli mescola per la sua couture il mondo fantastico delle miniature indiane alla mitologia di Botticelli per dare vita a nuove creature, portatrici di speranza che stanno nascendo per «dare una carezza per l’anima», racconta lo stilista. In un crescendo di costruzioni, stratificazioni e colorazioni mutuate dal mondo dei fiori, Valli racconta di Veneri vestite con bustini sartoriali su cui spuntano fiori soffiati e drappeggiati. I volti coperti da un velo o da petali applicati come lacrime di luce. Chiffon di seta e stratificazione di tulle e mussola sono gonfiati dal vento e raccontano il sovrapporsi di culture che arricchisce l’anima sulle note di una musica indiana suonata live. I fiori si fanno messaggio di speranza, stampati sulla seta o ricamati tridimensionali attorno al busto. Paillette iridescenti illuminano il gown portato da una modella con il volto dipinto di lilla L’invito alla sfilata è un camice da lavoro che i guest sono invitati a indossare per immergersi nell’atmosfera dello show. Nemmeno Anna Wintour si esime dal metterlo. Introduce a una sfilata che del bianco in tutte le sue sfumature farà il suo leitmotiv tranne che per quelle ultime tre uscite che rappresentano le medaglie olimpiche. Bronzo, argento e oro. Il podio di Thom Browne che torna a sfilare con la sua couture donna e uomo nella Ville lumière. Ragazzi che gareggiano nel tiro alla corda fanno da cornice alla marcia di una divinità coronata di alloro e introducono all’incedere solenne dei modelli, issati su stivaletti da pattinaggio con suole simili a ramponi. I capelli riuniti in riccioli bianchi coperti di gesso sembrano quelli di statue dell’antichità immortalate in posizioni atletiche. Discoboli o arcieri sono ricamati sulle borse, muscoli emergono anatomici sugli abiti. Piccoli tomboli da ricamo sono portati in mano come uno specchio. Le silhouette sono esagerate, monumentali, costruite su stratificazioni di plissé, giustapposizioni di tessuti e pannelli asimmetrici. I fianchi sono esagerati, le vite scolpite. Metri e metri di tessuto compongono ogni singolo look che vuole gridare a gran voce di appartenere a quel mondo surreale che è la couture. Tra fiori di tessuto, naturalmente candidi, che diventano sontuosi decori sui gown e che vengono portati dallo stilista al marito Andrew Bolton alla fine dello show La collezione rappresenta la profondità e il mistero associati all'aura Il corpo, l’abito e la performance. Per l’haute couture di Dior Maria Grazia Chiuri torna ad attingere a parole care al suo vocabolario stilistico in perfetto allineamento cronologico con le imminenti Olimpiadi di Parigi. Le pareti della struttura interna al Musée Rodin sono dominate da grandi pannelli che riproducono, attraverso tasselli di vetro riciclato uniti da ricami, i dipinti dell’artista Faith Ringgold. Come in una cattedrale sacra dello sport. Sono atlete pronte a gareggiare oltre i loro limiti, a conquistare il podio affermando il potere del corpo femminile. Liberato dalle corazze e avvolto da fluidi pepli, richiamo all’antichità e alla libertà politica del corpo. Materiali d’elezione per creare fluide vesti ancorate a body e canottiere, due elementi chiavi dell’abbigliamento sportiva. Bianchi, come divise da performance, o punteggiati da dettagli argentei come frange o borchie applicate in sequenza. La libertà di movimento è elemento imprescindibile, garantita da plissettature e da drappeggi che conquistano anche le gonne pantalone, indossate con giacche fluide e dalle proporzioni allungate. Il costume sportivo viene ricoperto con foglie dorate o tempestato di micro-paillette. L’accappatoio diventa iper prezioso quando ricamato con decori a mosaico. Mentre la sequenza del finale, un lungo alternarsi di gown in leggerissima maglia metallica, sembra una parata olimpica über chic di atlete con ai piedi sandali flat, allacciati sulla gamba come calzari dell’antica Grecia. La Fenice, allude all’incessante capacità della fondatrice Elsa di reinventare tanto se stessa quanto la sua moda surrealista. Come in un giardino incantato, s’intrecciano allora maestose divinità alate a tracciare un immaginifico dialogo tra mondo umano e animale; tra plissé scultorei, intarsi predaci, e volumi piumati che forgiano le silhouette. Spalle portentose e angeliche, vite strette e scolpite a fare sfoggio di un savoir faire rigorosissimo che è invito ad indugiare lì, sull’architettura di abiti dalla seducente opulenza. Vaishali S è tornata all'Haute Couture di Parigi, e questa volta in collaborazione con il produttore di alta gioielleria Tanishq per presentare la sua collezione, Sartori. La nota della raccolta si riferisce ad essa come "Una profonda comprensione o intuizione della vera natura della realtà, un momento in cui la mente si libera dalle illusioni e dagli attaccamenti che offuscano la percezione, portando a uno stato di chiarezza e pace". In vista della sua sfilata alla Paris Haute Couture Week, chiediamo alla stilista di liberare il suo programma per portarci in un percorso unico attraverso la sua complessa collezione. È un viaggio alla scoperta di sé che è profondamente influenzato dalla natura, che traduce in design nel tentativo di trovare equilibrio e armonia. I temi potrebbero essere spirituali, ma la collezione è profondamente radicata nell'artigianato e nei tessuti dell'India. Ruche, ovvero «striscia di stoffa increspata usata come ornamento nella moda femminile», spiega Treccani. Che nella Comme des garçons homme plus immaginata dalla stilista giapponese Rei Kawakubo arriva nel guardaroba sartoriale maschile. Così un severo coat doppiopetto è invaso da arricciature che corrono sul giromanica ingrandendolo e spaccandolo sul fianco come un oblò rivelatorio.Le stesse grandi piegoline sono sulle derby shoes lucide. Mentre migliaia di mollette come piccoli, colorati fiocchi laccati invadono le capigliature. Formano creste incuranti della gravità o prolungamenti frontali di acconciature come traghettate nel mondo kawaii dalla ritrattistica storica. I trench sono strati su strati di tulle, che a volte è gabbia per altro tulle. E poi ruches perfettamente impacchettate al posto di revers formali rasati, quasi gorgiere dilatate a ricordare i colletti aristocratici di XVI e XVII secolo. Tra pizzi e paillettes, ecco un bubble pink che arriva ovunque, nelle camicie che si intravedono sotto capospalla sventrati, nelle mille righe ondulate e velate su shorts croppati al ginocchio. Persino nella nuova collaborazione con Nike. Quel rosa Barbie che diventa una zip infinita per tagliare, a contrasto, neri pantaloni. O che tinge drappi come prolunghe di tessuto che pendono come straripando dai blazer scuri. Se di pieghe, pieghette, piegoline si tratta, allora i lunghi soprabiti sono tutti un plissé. E plissettati sono i pezzi dove è come se una cappa si poggiasse su una giacca che si sovrappone a un altro cappotto. Quindi è una stampa floreale black&white a rubare la scena, prima che un eclettismo tailored come clash di pattern e motivi si manifesti in tutta la sua disarmonica potenza, combinando righe di scontri cromatici e damascati, damier audaci e ancor più coraggiosi verdi pieni. Come un cerchio che si chiude, tornano i fuxia che si annodano e posano su bermuda come tutù. Ci sono completi formali punteggiati di luce e fiocchi. E ancora tulle su tulle farcito di altro tulle. Una passione artistica che si sposa con una vena utilitarian nei vestiti che citano capospalla doc, come quel cappotto visto su un bozzetto ma mai realizzato a fine anni 50 firmato da monsieur Yves Saint Laurent quando lavorava da Dior. Le silhouette spaziano dallo sculptural al pratico, tra tasconi e colli che sono speciali, sono lavorati effetto ceramica con quella patina lucida che ritorna anche nei capelli dei modelli. Bluse e giacche si presentano con piccoli décor di animali e fiori stilizzati come certi lavori di Nel, con quel tocco naif che si ritrova anche nei cappelli a cloche che lungo il perimetro sono arricchiti di gemme e perle. Ma ecco che la silhouette si costruisce su una base iconica. O le nuove sneakers con un intreccio in rafia. O quella rielaborazione degli zoccoli che mutano e si mixano a stringate e stivali da moto. Mentre in mano svettano nuove edizioni della storica borsa Sella proposta anche in versione micro. |
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June 2024
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